Fiabe celtiche: Gnomi, folletti, fate: storie del Piccolo Popolo (Mille e una fiaba Vol. 1) (Italian Edition) by AA. VV

Fiabe celtiche: Gnomi, folletti, fate: storie del Piccolo Popolo (Mille e una fiaba Vol. 1) (Italian Edition) by AA. VV

autore:AA. VV. [VV., AA.]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788809796720
editore: Giunti
pubblicato: 2015-12-09T00:00:00+00:00


IL FABBRO E I FOLLETTI

In una casa di pietra accanto alla sua fucina viveva un tempo un fabbro chiamato Alasdair MacEachern, conosciuto da tutti come Alasdair dal Forte Braccio. Sua moglie era morta mettendo al mondo il loro primogenito, così Alasdair abitava da solo con il figlioletto Neil, un ragazzo esile dagli occhi dolci e sognanti. Il padre lo addestrò nella sua fucina e, come apprendista, il giovane prometteva decisamente bene.

Fin dal momento della sua nascita i vicini di Neil riconobbero in lui quel genere di mortale che il Piccolo Popolo amava rapire per portarlo con sé nella Terra della Luce, facendolo diventare uno dei loro. Avvertirono dunque il padre di non perderlo mai di vista e di tenerlo con sé fino a che non avesse raggiunto l’età adulta.

Alasdair prestò molta attenzione ai consigli dei vicini e, al calar della sera, prese l’abitudine di appendere un ramo di sorbo rosso sulla porta di casa. Il sorbo era infatti un potente amuleto contro i poteri del Piccolo Popolo.

Passarono gli anni, e un giorno Alasdair dovette partire per un viaggio. Poiché sapeva che non sarebbe riuscito a tornare in tempo per la notte, disse a Neil: “Non dimenticare, figlio mio, di mettere un ramo di sorbo rosso sopra la porta di casa, quando farà notte; così saremo tranquilli che il Piccolo Popolo non verrà a importunarti per cercare di rapirti e farti diventare uno dei loro.”

Neil promise che se ne sarebbe ricordato e Alasdair dal Forte Braccio si mise in viaggio.

Il giovane attese ai suoi compiti quotidiani, spazzò la casa, munse la capra e sparse le granaglie per il pollame nell’aia. Poi avvolse in un panno sei focaccine d’avena e una fetta di formaggio e si recò nella brughiera, dove amava passare le giornate in compagnia della soffice erica, cullato dal gorgoglio degli innumerevoli ruscelli che scorrevano fra quelle aspre colline. Camminò tutto il giorno fermandosi solo per consumare le sue provviste.

Quando tornò a casa era già notte e Neil si sentiva molto stanco. Senza pensare alle raccomandazioni del padre, aprì il suo letto ad armadio nell’angolo della stanza e vi si gettò, esausto. Si addormentò all’istante, senza ricordarsi del ramo di sorbo rosso da appendere sulla porta di casa.

Il giorno dopo, tornando a casa, Alasdair trovò la porta aperta, il fuoco spento e il pavimento in disordine; nessuno aveva munto la capra né sfamato il gallo e le galline nell’aia. Chiamò allora il figlio, che gli rispose a mezza voce dal suo letto ad armadio nell’angolo.

“Padre, sono a letto malato” disse Neil con un filo di voce. “È meglio che rimanga qui finché sarò guarito.”

Allarmato da quelle parole, Alasdair si avvicinò al letto e rimase dolorosamente sorpreso nel vedere quanto Neil fosse cambiato dal momento della sua partenza. Benché il padre non si fosse assentato per molto il ragazzo, disteso sotto la coperta, appariva davvero in cattive condizioni. Non solo era magro e sciupato ma la sua pelle era diventata giallastra e rugosa come quella di un vecchio. E Neil era poco più che un bambino.



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